mercoledì 8 settembre 2010

Maurizio Maggiani, “Meccanica celeste”.


Mi tolgo tanto di cappello di fronte ad un romanzo che non è un romanzo, di fronte ad una rievocazione storica degli avvenimenti, dei personaggi, delle credenze popolari e dei desideri tenuti nel cuore per una vita intera in un mondo, qual è quello descritto dall’autore, fatto di poche case sparse, alcuni villaggi, e tanti volti che sanno fare parlare di sé; un comprensorio limitato, non meglio specificato se non col termine di “distretto” sulla parte più settentrionale degli Appennini; una civiltà chiusa in sé, ma al tempo stesso completa e fiera.
L’occasione è originale: a breve verrà al mondo la prima figlia del narratore (almeno, che sia femmina è quel che lui spera) e nel desiderio di lasciare alla nuova creatura la memoria dei luoghi in cui potrà, solo per scelta sua, vivere per sempre, si avvicendano e si intrecciano i personaggi bucolici, malinconici, strampalati e divertenti, saggi e mistici, dai nomi più suggestivi come la Duse, la ‘Nita, la Santarellina, l’Omo Nudo, l’Amanteo, Don Gigliante, il Valanga e così via, con avvenimenti storici del distretto o con altri di più ampia portata, già noti al resto d’Italia ed al mondo intero, come la strage alla stazione di Bologna o i conflitti mondiali del ventesimo secolo.
Anche la nascitura, infatti, se lo vorrà, come non manca di sottolineare il suo futuro padre, sarà parte di quel mondo, ed è perciò bene istruirla ad esso. Perché, come nella meccanica celeste, appunto, nulla avviene per caso e ad ogni causa consegue un effetto, così anche gli intrighi e i misteri, le amarezze e le speranze del distretto, in cui persino le leggi dello Stato stentano a penetrare, hanno da sempre funzionato come ingredienti di una vita sana e soprattutto libera, ed è bene preservarli.
Personalmente, non ho mai amato i romanzi in cui manca una vera e propria trama, ed è per questo che ho definito la Meccanica Celeste di Maurizio Maggiani un non-romanzo, ma l’opera è così accattivante ed ogni episodio narrato così curioso e interessante che l’attenzione e il coinvolgimento in chi legge rimangono sempre alti. Lo stile, del resto, è molto scorrevole, nonostante le lunghissime digressioni. Anzi, proprio la mescolanza di fatti che ne viene fuori, l’accavallarsi di ricordi, il saltare da un avvenimento ad un altro per poi tornare indietro, dà il giusto senso letterario che l’autore, ritengo, aveva immaginato: il desiderio del narratore (questa volta) di non tralasciare nulla, con la consapevolezza, però, di non riuscirvi, avendo troppe storie importanti e significative da raccontare.
Un libro da leggere e conservare come un bel ricordo.

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