Il genio è tornato e lo ha fatto alla grande!
Ogni volta che leggo un romanzo di Coe la sensazione che ricevo è, al tempo stesso, di stupore e riverenza per il modo in cui l’autore riesce a rendere inscindibili fra loro i tre elementi del tema principale, della trama e dello stile narrativo, facendoli diventare ciascuno indispensabile agli altri e viceversa, rendendo l’opera unica nel suo genere ed originalissima.
Questo, come dicevo, mi accade ogni volta, ma con i terribili segreti di Maxwell Sim Jonathan Coe è riuscito a superare sé stesso. E questa non vuole essere una frase fatta, per dire soltanto che il libro è bellissimo e certamente degno di essere letto, ma proprio che chi lo legge riceve la netta sensazione che l’autore abbia messo sé stesso alla prova, per sperimentare nuovi metodi narrativi e compiacersi, man mano di più, di ciò che è andato creando, in un crescendo che lo ha portato ad un finale scoppiettante in cui (questo non lo dovrei dire per non togliere il piacere a chi deve ancora leggerlo, ma non riesco proprio a tenermi abbottonato) il protagonista principale, nonché narratore in prima persona, dopo un lungo travaglio interiore, che dura tutto il romanzo, scopre di essere null’altro che il frutto della fantasia del suo autore, recriminando una propria vita che non dipenda dalla sua penna (ecco, quel che non dirò sarà solo lo strabiliante modo in cui tali scoperta e recriminazioni avvengano).
La storia è accattivante, perché descrive con toni leggeri, e a volte persino con punte di pura e straordinaria ironia, la parabola di un uomo in preda alle sue stesse paure, vittima di continue disavventure, anche di quelle che riemergono dal passato, e dello stesso sistema che fa da cornice alla sua esistenza. E’, come s’intuisce presto (e come rivela anche l’editore nella quarta di copertina definendolo un romanzo picaresco), una parabola che porterà il protagonista, dapprima, sempre più in basso per poi, dopo aver toccato il fondo degli abissi, farlo riemergere fin oltre lo status e la condizione iniziale.
Il tema principale è la solitudine, nelle sue diverse manifestazioni esteriori, come l’incapacità a relazionarsi con gli altri oppure il desiderio inappagato di comunicare, ma ci sono anche gli altri temi, mai dimenticati da Coe nelle sue opere, del senso sociale delle cose, della politica affaristica e delle ingenuità in cui viene colto l’uomo del ventunesimo secolo che non sia bravo a stare al passo coi tempi.
Ogni capitolo, ma forse dovrei dire meglio, ogni paragrafo, se non ogni parola, è misurato al fine di descrivere al meglio il personaggio Maxwell Sim nella sua genuinità, nella sua purezza. Così, anche il lungo processo che lo condurrà a venir fuori da quella che oggi verrebbe definita genericamente una crisi depressiva nasce da una immagine apparentemente normalissima, che lo colpisce tanto. Un’immagine che si ritrova a contemplare e che in lui funziona da fanale: una donna con la figlia sedute lietamente al tavolo a giocare a carte.
Peccato solo per Maxwell Sim, che vive in Inghilterra, che quella immagine gli sia apparsa davanti solo quando si trovava in Australia e che per poterla tornare a contemplare e potere sperare, come nei suoi sogni, di entrarne a far parte dovrà attendere di superare numerosi ostacoli. Solo (da solo) con le sue forze.
Mi aspettavo tanto da questo libro e ho avuto anche di più!
Ogni volta che leggo un romanzo di Coe la sensazione che ricevo è, al tempo stesso, di stupore e riverenza per il modo in cui l’autore riesce a rendere inscindibili fra loro i tre elementi del tema principale, della trama e dello stile narrativo, facendoli diventare ciascuno indispensabile agli altri e viceversa, rendendo l’opera unica nel suo genere ed originalissima.
Questo, come dicevo, mi accade ogni volta, ma con i terribili segreti di Maxwell Sim Jonathan Coe è riuscito a superare sé stesso. E questa non vuole essere una frase fatta, per dire soltanto che il libro è bellissimo e certamente degno di essere letto, ma proprio che chi lo legge riceve la netta sensazione che l’autore abbia messo sé stesso alla prova, per sperimentare nuovi metodi narrativi e compiacersi, man mano di più, di ciò che è andato creando, in un crescendo che lo ha portato ad un finale scoppiettante in cui (questo non lo dovrei dire per non togliere il piacere a chi deve ancora leggerlo, ma non riesco proprio a tenermi abbottonato) il protagonista principale, nonché narratore in prima persona, dopo un lungo travaglio interiore, che dura tutto il romanzo, scopre di essere null’altro che il frutto della fantasia del suo autore, recriminando una propria vita che non dipenda dalla sua penna (ecco, quel che non dirò sarà solo lo strabiliante modo in cui tali scoperta e recriminazioni avvengano).
La storia è accattivante, perché descrive con toni leggeri, e a volte persino con punte di pura e straordinaria ironia, la parabola di un uomo in preda alle sue stesse paure, vittima di continue disavventure, anche di quelle che riemergono dal passato, e dello stesso sistema che fa da cornice alla sua esistenza. E’, come s’intuisce presto (e come rivela anche l’editore nella quarta di copertina definendolo un romanzo picaresco), una parabola che porterà il protagonista, dapprima, sempre più in basso per poi, dopo aver toccato il fondo degli abissi, farlo riemergere fin oltre lo status e la condizione iniziale.
Il tema principale è la solitudine, nelle sue diverse manifestazioni esteriori, come l’incapacità a relazionarsi con gli altri oppure il desiderio inappagato di comunicare, ma ci sono anche gli altri temi, mai dimenticati da Coe nelle sue opere, del senso sociale delle cose, della politica affaristica e delle ingenuità in cui viene colto l’uomo del ventunesimo secolo che non sia bravo a stare al passo coi tempi.
Ogni capitolo, ma forse dovrei dire meglio, ogni paragrafo, se non ogni parola, è misurato al fine di descrivere al meglio il personaggio Maxwell Sim nella sua genuinità, nella sua purezza. Così, anche il lungo processo che lo condurrà a venir fuori da quella che oggi verrebbe definita genericamente una crisi depressiva nasce da una immagine apparentemente normalissima, che lo colpisce tanto. Un’immagine che si ritrova a contemplare e che in lui funziona da fanale: una donna con la figlia sedute lietamente al tavolo a giocare a carte.
Peccato solo per Maxwell Sim, che vive in Inghilterra, che quella immagine gli sia apparsa davanti solo quando si trovava in Australia e che per poterla tornare a contemplare e potere sperare, come nei suoi sogni, di entrarne a far parte dovrà attendere di superare numerosi ostacoli. Solo (da solo) con le sue forze.
Mi aspettavo tanto da questo libro e ho avuto anche di più!
COLLISIONI PRESENTA
RispondiEliminaDomenica 10 ottobre ore 18,00Chiesa di San Domenico - ALBA
JONATHAN COE - I TERRIBILI SEGRETI DI MAXWELL SIMInterviene Sergio Dogliani
Letture a cura di Fabrizio Pagella
È considerato uno dei più importanti talenti narrativi inglesi. La sua opera è intrisa di tematiche politiche, affrontate però con una straordinaria e inimitabile verve comica e satirica. Autore di pietre miliari della letteratura contemporanea, tradotte in tutto il mondo, come La famiglia Winshaw o La casa del sonno, Jonathan Coe presenta ad Alba il suo ultimo romanzo, I terribili segreti di Maxwell Sim, il cui protagonista è il classico prodotto sociale del boom mediatico: un uomo che ha centinaia di amici su Facebook, ma non uno in carne e ossa con cui confidarsi quando il suo matrimonio va a rotoli.