lunedì 21 novembre 2011

Alessandro Baricco, “Mr Gwyn”.

Negli ultimi due anni ho evitato di commentare un solo libro tra quelli che ho letto. Era Emmaus, di Alessandro Baricco. Non l’ho fatto volutamente, perché ne avevo avuto un’impressione negativa. Insomma, non mi era affatto piaciuto, e non mi andava di infangare il nome di uno degli autori che apprezzo di più. Ciò, senza dire che, leggendo qualche recensione qua e là su Emmaus, saltavano fuori sinceri apprezzamenti ed elaborate riflessioni che mi facevano capire, forse, di non essere stato io all’altezza dell’opera, di non averla ben compresa, e che dunque avrei fatto meglio a rileggerla, prima di dire la mia. E’ passato molto tempo, ma Emmaus giace ancora intatto dove l’ho riposto l’ultima volta. Nel frattempo, però, lo scorso 3 novembre, è uscito Mr Gwyn, che mi ha incantato. Mr Gwyn è un personaggio all’apparenza insondabile e dagli atteggiamenti inverosimili. Uno di quelli che, visti di sfuggita, vengono sommariamente bollati come asociali, alieni o, più frettolosamente, come pazzi. Più da vicino, però, divengono degli eroi, delle calamite da cui non ci si può staccare. Sono delle vere metafore viventi. Dei santi, perché hanno conosciuto la verità e non si aspetta altro che potersi abbeverare alla fonte del loro sapere.
Egli è autore di romanzi e vanta alcune pubblicazioni di successo sulla stampa periodica, ma arriva un giorno in cui decide di non volere più fare il suo mestiere, con grande disappunto del suo agente ed unico amico, e smette di farlo. Eppure, la smania per la scrittura lo coglie impreparato in ogni momento, finché non decide che qualcosa dovrà pur fare per poterla tenere a freno. Da ciò, nasce in lui l’idea di fare il copista, ma alla sua maniera. Decide cioè di copiare per iscritto la gente o, meglio, di farne dei ritratti che non prevedano tele, colori e pennelli, ma si rivelino attraverso la scrittura. L’esperimento sarà al tempo stesso un fallimento e una rivelazione, perché, da un lato, il suo intento di non volere più scrivere in forma creativa ed ingegnosa verrà, giocoforza, svilito e, dall’altro, ogni ritratto rivelerà l’essenza di ogni essere umano, che in sé non figura quale protagonista, ma come storia. La storia di un romanzo, di un racconto, di un’idea che vive nelle pagine di un libro raccontato da altri. Non una fine, ma un divenire proteiforme.
Nel crescendo che la storia incarna in sé, svolgono un ruolo fondamentale i due personaggi minori del racconto, aiutanti del protagonista a districare la matassa che porti infine allo scopo del romanzo. Si tratta dell’agente-amico e dell’assistente di quest’ultimo, Rebecca, i quali, contribuiscono anche ad alleggerire la prosa, rendendola adatta ad essere letta da chiunque, sia pur con spirito diverso. Inoltre, si assiste al tocco d’artista che dà vita e corpo ai pensieri del protagonista, facendogli assumere sembianze umane che fungono da sprono, da monito e da ultimo persino da compagnia.
Ho letto Mr Gwyn con vero piacere. Leggerlo è stato un po’ come tornare a casa, dopo un lungo viaggio attraverso i mondi più vari, perché lo stile inconfondibile di un maestro della letteratura contemporanea, qual è Baricco, mi è apparso subito evidente, sin dalle prime pagine. E poi ho ritrovato il suo fare accattivante che, nel coinvolgerti, ti porta a dire “si” al suo credo, alle sue regole ed al suo obiettivo finale.
Dunque, non mi rimane che dire, bentornato Baricco!

3 commenti:

  1. Dopo i primi libri ho un po' perso di vista Baricco. La tua recensione mi invoglia a leggere questo, visto che la sana follia è quello di cui abbiamo bisogno per uscire dalla palude in cui ci stiamo cacciando!

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  2. Dimmi allora cosa ne pensi, dopo averlo letto!

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  3. Mi è piaciuta la tua recensione. Non appena finisco il libro che sto leggendo adesso, sarà il turno di Mr Gwyn.
    B.

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