mercoledì 31 agosto 2011

Sara Gruen, “Acqua agli elefanti".

 Acqua agli elefanti è la rocambolesca avventura di Jacob Jankowsky, un giovane veterinario divenuto orfano al completamento degli studi, che vive la sua prima esperienza lavorativa all’interno di un circo errante, nell’America degli anni trenta, afflitta dalla grande depressione.
L’autrice afferma, nella sua nota a corredo dell’opera, di avere compiuto degli studi approfonditi sugli artisti, gli animali, gli spettacoli e più in generale sui circhi di quell’epoca e di essersi ispirata alle vicende che li hanno riguardati e che sono rimaste celebri per la loro eccezionalità, anche quando si sono risolte, a volte, in fatti drammatici. E, in effetti, non soltanto l’ambientazione ma perfino gli atteggiamenti dei protagonisti o le modalità con cui la storia si evolve, lasciano bene immaginare il clima di apparente giovialità e tensione verso la perfezione che doveva invadere i villaggi al passaggio del circo, al cospetto dei grandi dissapori e delle difficoltà economiche che si vivevano invece al suo interno.
In questo clima, Jacob vive la sua duplice personalità di uomo dallo spirito altruista e di giovane inesperto di fronte alle vicissitudini della vita, all’interno peraltro di un mondo che non è il suo, nel quale è finito per caso e dal quale non vuole più separarsi, nonostante le sue contraddizioni e le sue inspiegabili violenze. Mentre, da un lato, infatti, il circo gli offre un’opportunità di lavoro della quale potrebbe fare a meno, dall’altra, perderebbe gli amici, a cui si è stretto, gli animali, a cui si è andato affezionando e, soprattutto, Marlena, la star dello spettacolo, di cui si è decisamente innamorato. Peccato solo che Marlena è già sposata con August, che per di più è il direttore e domatore del circo, oltre che uomo tanto capace di galanterie quanto di essere spietato e senza scrupoli.
Una storia avventurosa, quanto intrigante, piacevole da leggere che passa dall’humour alla tensione in un saliscendi più che equilibrato. Bello, anche se privo di una vera e propria morale che vada oltre lo spirito americano dell’amore che trionfa sopra il male e della quiete dopo la tempesta o, se preferite, di un tanto atteso, quanto scontato, lieto fine.
Un libro così, che oltretutto già nello stile, si avvicina molto ad una sceneggiatura cinematografica, se non fosse solo che è narrato in prima persona dal protagonista principale, non poteva che finire, com’è stato, trasposto in un film, che ha preso il titolo di “come l’acqua per gli elefanti” (con Robert Pattinson, Reese Witherspoon e Cristoph Waltz. Il film io non l’ho (ancora) visto, anche se lo immagino uno di quelli con grandi coreografie, innumerevoli quantità di personaggi che vanno e che vengono in un tripudio di colori, suoni e musiche che fanno lievitare lo spirito.
Altro da dire non c’è, per un libro che vuole solo intrattenere e niente più, se non per dire che riesce perfettamente nel suo intento.

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