venerdì 4 febbraio 2011

Clara Sanchez, “Il profumo delle foglie di limone”

Juliàn e Sandra hanno vite completamente diverse. L’uno, ormai anziano, ha negli occhi ancor oggi i ricordi drammatici dei giorni vissuti nel campo di concentramento nazista di Mauthausen, ove era stato rinchiuso quale prigioniero politico; l’altra, neanche trentenne, si affligge per le difficoltà e i mali che la vita moderna reca con sé: la mancanza di lavoro, la paura di non riuscire a dare un padre degno al figlio che porta in grembo, l’apatia per mancanza di veri ideali.
Seppur distanti e apparentemente inconciliabili, Juliàn e Sandra, però, fanno conoscenza in un piccolo paese della Costa Blanca, in Spagna, ove scoprono essere complici involontari l’una dell’altro, finendo per sostenersi moralmente a vicenda e divenire amici.
L’occasione, nata dalla fantasia provocatrice dell’autrice, è data dal fatto che Juliàn, venuto a sapere che nel paesino spagnolo si è stanziata una stretta ma ben organizzata comunità di quei nazisti che aveva conosciuto, a sue spese, nel campo di concentramento in cui era stato rinchiuso durante la giovinezza, vi si reca con l’intento di potersi in qualche modo vendicare. Nello stesso paese, che diviene teatro di una singolare caccia all’uomo, Sandra cerca di dare un senso alla sua vita, stando per un po’ di tempo lontana dal caos delle grandi città e dalle opprimenti attenzioni della sua famiglia. Il suo tentativo la porta a familiarizzare con due gentili e apparentemente fragili signori anziani, Fredrik e Karin Christensen, che fanno le veci dei nonni che ha da sempre desiderato e che la accolgono in casa loro, prendendosi cura di lei, facendola sentire col tempo sempre di più parte integrante della famiglia. Ben presto, però, com’era inevitabile, anche per l’intervento di Juliàn, apprende che quei due gentili signori anziani sono stati tra i più sanguinari e spietati nazisti che hanno tratto fama e giovamento dal campo di Mauthausen.
Da quel momento, la storia diviene è un crescendo di spionaggi maldestri ed errori rocamboleschi, salvataggi per il rotto della cuffia e sudori freddi, rivelandosi non del tutto avvincente, ma destando un sicuro interesse.
Anche se l’opinione ricorrente su questo libro lo vuol fare rientrare fra quelli destinati a conservare la memoria storica della tragedia legata alle persecuzioni ed alle violenze operate dal nazismo, a mio parere, il vero tema, quello centrale, è la ricerca del sentimento puro dell’amicizia, sgrezzato dalle circostanze, dalle apparenze e dai secondi fini. Probabilmente il mio pensiero non sarà mai condiviso, ma la sensazione che ho è di vedere nell’elemento storico semplicemente un solco, sul quale la storia si dispiega destando l’interesse rinnovato al cospetto di fatti noti. Quel che mi convince maggiormente della mia opinione è il dato che la narrazione è affidata, in modo certamente originale, di capitolo in capitolo, a Sandra e Juliàn, alternativamente, e l’attenzione dell’uno e dell’altra è concentrata soprattutto sui rapporti umani, in generale, e sul rapporto di amicizia che nasce fra di loro, in particolare; sulle attenzioni, gli scrupoli di coscienza, le preoccupazioni, le angosce che condividono, sul piacere di rincontrarsi e di confrontarsi. Attraverso Juliàn, Sandra impara, infatti, a conoscere un passato di cui aveva sentito dire, ma sul quale non aveva mai riflettuto abbastanza, inoltre, arricchisce il suo presente, divenendo forte e più sicura di quanto non lo era mai stata, e si prepara ad affrontare meglio il futuro.
E, nel futuro di Sandra, per prima cosa c’è la nascita del figlio, quello stesso che ha portato in grembo per tutti i lunghi mesi che è rimasta in casa dei Christensen, che è stato partecipe della sua stessa avventura e il cui nome non potrà che rifletterne l’intensità.
Ciò è quel che nasconderà il suo nome, o meglio ancora, con le parole di Sandra rivolgendosi a lui: “lo que esconde tu nombre”, che poi è anche il titolo originale del libro.
A tal proposito, ancora una volta mi ritrovo a criticare la cattiva abitudine di cambiare il titolo, senza tradurlo semplicemente. “Il profumo delle foglie di limone”, per chi vuole ancora capire cosa c’entri, è semplicemente la prima sensazione olfattiva che la località della Costa Blanca aveva offerto a Sandra, appena giunta, lasciandole pregustare la permanenza soave, tranquilla e rilassante che, invece, non ha avuto.

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