martedì 6 novembre 2012

Luis Sepulveda, “Ultime notizie dal Sud”.


Ci sono luoghi dove non siamo stati mai, ma che ci sembra di conoscere e che speriamo di potere ritrovare prima o poi. Perché più che luoghi misteriosi, accattivanti, ricchi di colori e suoni che ci ammaliano sono luoghi che vivono dentro di noi, come se fossero un tutt’uno con la nostra stessa natura.
Che cos’hanno di straordinario bene non si sa. Forse solo il fatto di essere lo spazio ideale in cui il genere umano si possa adattare, ma che è divenuto così ristretto e difficile da trovare, da essere divenuto anche nostalgico e ambito. Quel che è certo è che, quando ci distraiamo un attimo dal tran tran della vita quotidiana e ci soffermiamo a immaginare (o a rivivere, nel nostro subconscio) quei luoghi, ci sentiamo sopraffare da un senso di impotenza di fronte al dilagare dell’economia che invade tutto il mondo, fino ad occuparne gli angoli più reconditi. In quei casi, può anche sembrare un paradosso, ma riusciamo a provare invidia per alcune popolazioni o per singoli uomini che vivono, ancor oggi, in terre dimenticate, dove tutto risulta lontano e inafferrabile, dove l’unica legge esistente è quella del sapersi arrangiare e c’è ancora spazio per la fantasia.
In quelle terre può persino apparirci normale incontrare un uomo, dopo decine di chilometri di solitudine e silenzio, cercare fra i tronchi divelti dal vento il suo violino; così come ci può sembrare naturale sorseggiare un mate in compagnia di una vecchia che fa crescere ricchi mazzi di fiori colorati al centro di una valle in cui l’unica forma di vita sembra essere lei stessa; e potremmo anche trovarci a chiacchierare con un ubriaco che dica di essere l’ultimo discendente di Davy Crockett, per scoprire poi, magari, che lo sia davvero.
Con le Ultime notizie dal Sud, Luis Sepulveda ci fa rivivere un emozione che, prima o poi, nel subconscio torna a riaffiorarci: l’emozione di sentirci non al di sopra delle parti su questa terra, ma parte, insieme ad ogni altro elemento, di essa.
Il suo Sud è il mondo ancora esistente, ma che va via via scomparendo, della Patagonia. Una terra molto ambita da chi l’ha pensata per sfruttamenti minerari, ma che per una sorte miracolosa è riuscita a giungere ai giorni nostri ancora, in parte, intatta.
Non si tratta di un romanzo, ma della summa del diario di viaggio del suo autore, corredato con le foto del suo accompagnatore e amico Daniel Mordzinski. Ovvero, se si preferisce, è un insieme di immagini corredate da lunghe didascalie, che contengono aneddoti, interrogativi rimasti aperti e tante prove di vita.
Comunque lo si voglia vedere, dall’una o dall’altra parte, è pur sempre un’opera del cuore, che va dritta al cuore.

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