E’ un romanzo storico, questo non
lo si può negare, anche se i grandi eventi che hanno rivoluzionato il
mediterraneo sul finire del XIV restano in un secondo piano, toccando quasi
incidentalmente le storie dei protagonisti. Molti sono i riferimenti agli usi,
agli attrezzi ai manufatti dell’epoca, alle leggi vigenti ed alle abitudini
della gente, ma anche in tal caso tutti questi dettagli assumono il valore di nozioni
e poco entrano a far parte degli intrecci narrativi.
Inevitabile è il raffronto con la
cattedrale del mare, di Ildefonso Falcones, non soltanto perché la storia
appare del tutto analoga a quella del bastaixos Arnau e si svolge nella stessa
città, Barcellona, nella stessa epoca storica, XIV secolo, ma anche perché lo
stesso editore, forse allo scopo di attirare l’attenzione del pubblico sul
libro, lo ha lanciato come l’opera che segue naturalmente, e forse vorrebbe
completare, la Cattedrale del mare, appunto.
Dal raffronto con quest’ultima
opera, però, ne esce assolutamente con le ossa rotte, sembrandone una sintesi
poco fantasiosa, poco pregna di particolari, poco emozionante e sensibilmente
meno appetibile.
Certo è che, chi vuol passare un
po’ di tempo, distraendosi dalla routine quotidiana, può trovare un questo
romanzo un passatempo avvincente.
Niente più di questo. Da parte mia, almeno.
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