lunedì 27 giugno 2011

Alethea Black, “Un giorno uno sconosciuto mi diede una chiave”.

Vi do un consiglio per una letturina facile facile da fare sotto l’ombrellone la prossima estate: Un giorno uno sconosciuto mi diede una chiave, di Alethea Black.
L’editore ha voluto celebrare questa pubblicazione come il primo romanzo dell’autrice, ma definirlo tale, cioè un romanzo, mi sembra un po’ eccessivo. Direi piuttosto che si tratta di un lungo racconto, uno di quelli, appunto, che fa piacere leggere quando ci si vuole lasciare trasportare dalla vaporosità di una favola, che non lascia strascichi di emozioni o residui nella memoria da continuare ad assorbire anche dopo che si è chiusa l’ultima pagina. Non sarà un caso, del resto, che dell’autrice si dice essere nota negli Stati Uniti d’America per avere pubblicato i suoi racconti su numerose riviste (ed avere per ciò stesso vinto ambiti premi).
Il fatto è che, prima di leggerlo, io me ne ero fatto un’idea del tutto sbagliata e, d’altra parte, non cercavo nulla da assaporare con la risacca del mare nelle orecchie o una brezza iodata fra i capelli (non ancora, quantomeno!). In sostanza, dando troppo credito a quella stessa voce (un po’ troppo frettolosa nell’esprimere giudizi) con cui poc’anzi non mi ero trovato d’accordo, mi ero finito col convincere davvero che “in questo suo primo romanzo [rieccolo!], Alethea Black ci consegna una storia intensa ed evocativa che parla di emozioni profonde, di nostalgia e di rimorsi, ma soprattutto della ricerca del senso da dare alla propria vita”.
Ora, vorrei dire anche che non ero alla ricerca del senso da dare alla mia vita, ma semplicemente che quella descrizione mi aveva convinto di poter trovare uno spirito davvero profondo in poche pagine, capace di suscitare in me forti sentimenti. Così, però, non è stato.
In ogni caso, così come ho cominciato, voglio continuare nel dire che questo libro, dal titolo peraltro anche molto affascinante, non è per niente da buttare, anzi. Ha uno stile che lo fa risultare davvero gradevole e piacevole da seguire. E poi la protagonista ti riesce ad entrare nel cuore sin dalle primissime righe, perché non puoi non immaginarla come una di quelle tue amiche ambiziose, ma che al tempo stesso stentano persino a volersi confrontare con la realtà, belle, ma nascoste, simpatiche, ma soltanto con chi vogliono loro e, soprattutto, che sanno non perdersi mai d’animo. Come dire, quindi: ti intenerisce.
Esattamente come in una fiaba, Leah, che è la protagonista di cui parlavo, riceve da uno sconosciuto una chiave, senza sapere cosa apra e a quale scopo sia stata consegnata proprio a lei. Per un caso della sorte, dopo un po’ di tempo, apprende di non essere la sola destinataria di una simile consegna, ma mentre il gruppo che si forma brancola nel buio, Leah, si convince sempre più che quella chiave (o la figura oscura che gliel’ha consegnata) vuole indurla a percorrere vie che altrimenti non avrebbe mai intrapreso. In tal modo, intesse nuovi rapporti umani, da cui dedurrà di potere trarre buoni profitti sia sul piano personale che professionale.
La fiaba finisce qui, quindi il lieto fine dovrete costruirvelo voi, o almeno immaginarlo. Una cosa è certa, però, nel frattempo, se avrete letto ad alta voce le pagine del libro, avrete consegnato ai vostri figli un sonno soave e degli splendidi sogni.

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