lunedì 21 marzo 2011

Fred Vargas, “I tre evangelisti”.

Fra i libri che ho ricevuto in dono per il compleanno (che è stato il 2 marzo) c’erano tre romanzi di Fred Vargas, pubblicati per la prima volta negli anni ‘90, ambientati a Parigi e accomunati dal fatto di avere gli stessi, particolarissimi, protagonisti, raccolti adesso in un unico volume sotto il titolo “i tre evangelisti”.
Chi ama il genere giallo certamente conoscerà l’autrice, dato che, da quel che ho appreso, sembra essere molto popolare sia in Francia che in altri paesi, ma per me che non la conoscevo, invece, è stata una bella scoperta.
Il primo dei tre romanzi, da titolo “chi è morto alzi la mano”, è il più originale: sembra di imbattersi in un genere nuovo o che, almeno, sappia cogliere un po’ qua e un po’ là spunti diversi da generi diversi, per ottenere come risultato finale un poliziesco in cui le emozioni dei protagonisti non sono il frutto della ricerca dell’omicida di turno, ma quelle che gli stessi vivono per vicende legate a fatti loro personali. Dal canto loro, del resto, Marc Vandoosler, Mathias Delamarre e Lucien Devernois, i tre evangelisti, come li definisce il loro amico Vandoosler, zio di Marc, sono uomini del tutto singolari che hanno in comune di essere sempre al verde e di essere degli storici, legati a filo doppio con l’epoca a cui dedicano i loro studi, a tal punto da esserne condizionati nel comportamento.
Anche per questo, ci si trova spesso a chiedersi se la trama del giallo non sia solo un pretesto per mettere in scena le diverse personalità rappresentate e se magari alla fine del libro si riesca a cavare una morale da condividere. Poi, in realtà, si finisce con l’appurare che la morale ricercata manca del tutto, ma si legge comunque nel complesso un libro che risulta avventuroso, intrigante e perfino divertente.
Nel primo romanzo, i tre uniscono le loro forze per andare a vivere in una casa fatiscente, detta “la topaia”, in una zona di Parigi che non sembra neanche Parigi. L’aria che si respira nel rione sembra quasi familiare e per questo nascono presto amicizie con i vicini. Ciò dura, però, fino a quando la scomparsa inattesa e spiacevole della bella donna della villa ad ovest della topaia non porta necessariamente a rimettere tutto e tutti in discussione.
L’originalità dei personaggi e del loro stile di vita, naturalmente, si perde nel secondo romanzo, che s’intitola “un po’ più in là sulla destra”. Anzi, dispiace un po’ che uno di loro, Lucien, viene quasi del tutto dimenticato e quasi mai citato, mentre un altro, Mathias, si ritrova a ricoprire una parte quasi del tutto marginale. In compenso, però, qui viene fuori una vera trama da libro giallo che non manca di destare la curiosità e di tenere svegli la notte, per vedere come andrà a finire, sebbene pecchi di essere un po’ troppo costruita: un osso umano, trovato fra gli escrementi di un cane, porterà Marc e il suo nuovo datore di lavoro, un ex poliziotto col vizio di condurre indagini per i fatti suoi, a cercare, dapprima, una vittima che sembra non esserci mai stata e poi l’autore dell’omicidio, se davvero di omicidio si è trattato.
Nel terzo romanzo, che si chiama “io sono il tenebroso”, tutti e tre gli evangelisti tornano a collaborare, loro malgrado, all’ennesimo caso di cronaca nera che piomba nelle loro vite. Il problema è che, questa volta, non possono dire di no: il sospetto omicida seriale ricercato in tutta la nazione è andato a vivere sotto il loro tetto, ma un sesto senso fa dire loro che lui non c’entri niente. Anche l’ambientazione torna ad essere quella del primo romanzo, nel senso che i protagonisti ruotano attorno, si danno appuntamento e si ritrovano nel loro quartier generale, la topaia. Qui si ritrovano anche le abitudini e le particolarità che si erano conosciute col primo romanzo e fra le trovate divertenti e gli intrighi, le deduzioni e le intuizioni si riesce ad apprezzare il raggiungimento della perfezione tecnica della trilogia.

2 commenti:

  1. Anche io sono un grande ammiratore della Vargas, dei suoi non mi manca nulla. Anzi ti consiglio se non l'hai ancora letto Un luogo incerto, magnifico! Sono dei veri gialli, uno più appassionante dell'altro. Vorresti non finissero mai. Sai chi le somiglia? Fajardie, che ha le stesse ambientazioni, anche lui Francia, quella del 68, molto rivoluzionario. Se ti capita leggiti Assassini di sbirri (il primo della serie).
    Magari ce ne fossero di scrittori come loro!
    Buona lettura,
    francesco

    RispondiElimina
  2. Francesco, grazie infinite per avermi lasciato un commento e per le tue segnalazioni, di cui farò tesoro.
    Continua a seguirmi!
    Ciao.

    RispondiElimina